Yoga

Le origini dello yoga

Yoga è un termine sanscrito che significa unione: unione di mente, corpo e spirito. È una delle pratiche più antiche: sono state ritrovate, infatti, raffigurazioni di uomini in diverse posizioni di yoga che risalgono a più di cinquemila anni fa, nella valle dell’Indo. Il significato yogico di unione si riferisce allo stile di vita proposto da questa filosofia, che supporta lo sviluppo della consapevolezza e il raggiungimento dell’equilibrio, nell’unione di corpo, mente e spirito.

Storia e significato

Negli Yoga Sutra, una collezione di 196 aforismi, Patanjali scrive: Yogash chitta vritti nirodhah, lo yoga è il completo acquietarsi dell’attività della mente. Possiamo parlare del suo significato analizzando diversi piani: filosofico, religioso, psicologico, emozionale. Dal punto di vista filosofico, la pratica si riferisce all’unione del sé individuale con il sé assoluto.

Sotto l’aspetto religioso, invece, si intende l’unione dell’anima individuale con lo spirito infinito. Il piano psicologico fa riferimento all’unione della personalità, uno stato in cui la persona non vive più in conflitto con se stessa. Infine, il piano emozionale prende in esame il quietarsi delle emozioni, che ci permette di sentirci completi e in pace.

Lo yoga, dunque, è raggiungere il controllo delle emozioni e dei pensieri, che non significa non provare nulla, anzi: significa saper vivere in equilibrio con le proprie emozioni, in ogni situazione.

Gli otto rami dello yoga

Patanjali, grande esponente del Raja Yoga, lo Yoga Regale, ha scritto che il sentiero verso l’illuminazione, Samadhi, è composto da otto stadi. Essi contribuiscono a fornire una comprensione degli scopi e delle direzioni più profonde di questa pratica. I primi due stadi del sentiero sono Yama e Niyama, dei consigli etici e morali, dei comportamenti da tenere verso se stessi e verso gli altri. Il terzo passo è costituito dagli asana, le posizioni fisiche dello yoga.

In questo caso, è bene precisare che Patanjali parlava di posizioni in relazione alla capacità di mantenere il corpo fermo come prerequisito per la profonda meditazione. Il quarto stadio degli otto rami dello yoga è il pranayama, la respirazione, inteso come pratica spirituale. Prana significa, appunto, respiro e si riferisce, in particolare, all’energia, al flusso vitale che è in ognuno di noi. Il quinto stadio del viaggio di Pantanjali è conosciuto con nome di pratyahara, l’interiorizzazione della mente.

Dopo aver lavorato sull’energia, infatti, bisogna interiorizzare la coscienza, così che i pensieri non vaghino lungo i sentieri irrequieti e illusori. Il sesto stadio è dharana, la contemplazione o consapevolezza interiore concentrata. Il settimo stadio è conosciuto come dhyana, la meditazione, una totale immersione nella coscienza. Infine, abbiamo samadhi, il fine ultimo dello yoga, l’illuminazione e la cessazione delle fluttuazioni della mente.

I benefici dello yoga

L’Hatha Yoga è uno dei migliori sistemi noti all’uomo per alleviare i fastidi e i dolori di natura fisica. Non solo: esso, infatti, aiuta in caso di stati alterati emozionali e psicologici, quali stress, ansia, attacchi di panico. Ovviamente, vanno osservate delle precauzioni ma, anche in caso di problematiche fisiche, esse non vanno considerate come un ostacolo. In questi casi, infatti, occorre solo modificare alcuni asana per adattarli al proprio corpo. In questo senso, quindi, è bene sapere che lo yoga non è pericoloso.

Benefici per il corpo:

  • genera energia, migliorando la resistenza;
  • aumenta la consapevolezza corporea;
  • aumenta la flessibilità;
  • agisce sugli organi interni e sul sistema endocrino;
  • regolarizza il metabolismo;
  • migliora i processi digestivi ed escretivi;
  • migliora la postura e ritarda il processo di invecchiamento;
  • riduce la tensione e insegna a rilassarsi;
  • migliora la circolazione.

Benefici per la mente:

  • migliora l’interazione tra emisfero destro e sinistro;
  • calma e regola la mente;
  • migliora la concentrazione;
  • combatte lo stress (distress);
  • insegna a gestire le emozioni;
  • rende flessibile la mente;
  • favorisce un atteggiamento sereno e positivo;
  • stimola l’area limbica e la capacità di immaginazione.

I vari stili di yoga

È possibile distinguere vari stili di yoga. Vediamo insieme i più classici:

  • Jnana Yoga: è definito lo yoga della conoscenza. Con questa pratica ci si dedica alla ricerca della conoscenza, che inizia con l’ascolto delle parole di un maestro che legge gli antichi testi. Il praticante impara a controllare la mente, ascoltando le proprie sensazioni e ciò che esse comunicano. L’idea alla base di questo stile è che, dentro di noi, è già presente tutto il sapere e non dobbiamo fare altro che liberarlo.
  • Bhakti Yoga: è definito lo yoga della devozione. Seguendo regole ben precise, come un’alimentazione sana e precetti morali ed etici, il praticante si avvicina al divino.
  • Mantra Yoga: secondo la definizione più usata, il mantra è qualcosa che protegge la persona che lo riceve. Tradizionalmente, il mantra viene dato dal maestro allo studente. Questo stile propone come via di realizzazione spirituale la recitazione di mantra.
  • Raja Yoga: la parola raja significa re e sta ad indicare qualcosa che è già dentro di noi. Questo stile viene, quindi, definito reale e si riferisce allo yoga classico, quello descritto da Patanjali. È uno stile principalmente meditativo, attraverso lo studio della via che conduce all’unione del corpo, della mente e dello spirito.
  • Karma Yoga: questo stile prende il nome da karma, che significa azione. Parte, quindi, dall’idea che nella vita bisogna agire senza essere influenzati dal risultato delle proprie azioni. Nella scuola di pensiero induista del Vedānta, il karma yoga rappresenta un sentiero per raggiungere la salvezza.
  • Kryā Yoga: questo stile indica le pratiche yogiche nella loro totalità, a patto che comprendano: tapas, cioè asana e pranayama, utili per sciogliere blocchi fisici e mentali; svadhyaya, cioè lo studio e la conoscenza; isvarapranidha, cioè l’azione libera dai risultati.
  • Kundalini Yoga: il concetto che è alla base di questi stili è la kundalini, l’energia che è nel corpo e che scorre attraverso le nadi, dei canali energetici. Queste pratiche yogiche svolgono come funzione primaria la pulizia di questi canali

Ci sono, poi, stili di yoga più moderni.

  • Hatha Yoga: stile che comprende una serie di posizioni da eseguire con calma, a cui si uniscono respirazione, rilassamento e meditazione. Ideale per i principianti, l’hatha yoga è utilizzato come metodo per trovare un maggior equilibrio anche dai più esperti.
  • Yin Yoga: disciplina molto lenta, che segue il ritmo del corpo e prevede movimenti lenti e respiri profondi. Ideale per rilassarsi ed alleviare lo stress, in quanto si focalizza molto sulla respirazione e sui flussi energetici.
  • Ashtanga Yoga: stile dinamico e impegnativo, con alla base la sincronizzazione tra movimento e respirazione. È caratterizzato dall’uso, in ogni lezione, della stessa serie di posizioni.
  • Iyengar Yoga: questo stile è caratterizzato dall’attenzione all’allineamento delle posizioni, dalla precisione nell’esecuzione, dalla sequenza e dalla durata degli asana. La pratica agisce a livello fisico, emozionale e mentale.
  • Vinyasa Yoga: stile creato da K. Pattabhi Jois. È una pratica intensa, con posizioni legate da movimenti fluidi ed energici.
  • Yoga Fitness: lo Yoga Fitness è uno stile che si è unito al concetto di fitness moderno, ideale per chi vuole allenare la mente, concentrarsi sul rilassamento e lo scarico delle tensioni, con esercizi che allungano i muscoli, aumentano la flessibilità, creando un flusso benefico per mente e corpo.

Asana: le posizioni dello yoga

Il termine asana significa posizione. In una pratica che sia educativa, che sia, cioè, rispettosa dello stato fisico ed emozionale di ognuno, è importante approcciarsi ad ogni posizione con la giusta calma e pazienza, senza affrettare i tempi. In particolare, se si hanno dei problemi fisici, quali lesioni, ernie, pressione alta, problemi agli occhi, disturbi cardiocircolatori o problematiche di altro tipo, è fondamentale approcciarsi alla pratica fisica con molta prudenza e, addirittura, evitare alcuni asana.

Inoltre, se si è in gravidanza, è bene eseguire solo gli asana che sono consigliati in questo periodo. Esiste, infatti, una pratica di yoga in gravidanza specifica, che accompagna le donne in questa delicata e meravigliosa esperienza della loro vita. Ogni asana, dunque, deve essere sempre comoda, adattata al fisico di ognuno.

Se, infatti, provi dolore o fastidi durante l’esecuzione di una posizione, dovresti fermarti e non praticarla più fin quando non avrai accertato la causa del dolore. Asana e pranayama insieme rinforzano il corpo, mantenendolo sano, in armonia con la natura, affinché consenta all’anima di elevarsi e congiungersi con Dio, inteso come Universo.

Pranayama: l’importanza della respirazione

Lo yoga dedica molta importanza al prana, l’energia vitale, considerata come realtà fondamentale della materia. Chi sceglie di accogliere la pratica nella propria quotidianità, infatti, inizia gradualmente a considerare tutte le forme della natura come energia, ognuna con una propria manifestazione. Questa energia, che fluisce attraverso il circuito dei nervi cerebrali, è fondamentale per giungere all’illuminazione, come affermano i grandi yogi dell’India.

Cosa possiamo fare, quindi, nel quotidiano, per prenderci cura di questo flusso di energia, così importante per il benessere psicofisico? Possiamo imparare le tecniche per eliminare i blocchi che la ostacolano, rendendola, così, libera di fluire e aumentando il suo flusso. Questo è possibile attraverso una pratica costante. In questo modo, si vanno ad equilibrare anche i 7 chakra principali, vortici di energia situati nel corpo pranico e localizzati lungo la colonna vertebrale, in corrispondenza di diversi organi. I sette chakra principali sono: Muladhara, Svadhisthana, Manipura, Anahata, Vishuddha, Ajna e Sahasrara.

Cos’è la meditazione e come praticarla

In molti, quando iniziano a praticare yoga da zero, si chiedono cosa sia la meditazione. Meditare significa, principalmente, rendere la mente ricettiva, calmare il fluttuare dei pensieri e far sì, in questo modo, che la verità possa rendersi manifesta. Meditare vuol dire, quindi, ricercare l’equilibrio, diventare consapevoli, percepire le proprie emozioni ed essere in grado di gestirle, in ogni situazione.

Lo yoga, dunque, è educativo anche da questo punto di vista: insegna a gestire i propri stati emotivi, imparando che non ci sono emozioni negative, ma che è importante come si reagisce ad esse.

Dove e quando meditare

Per iniziare a meditare partendo da zero, comincia a portare l’attenzione al respiro, per restare presente nel momento, nel qui e ora, nell’osservazione senza giudizi. Trova un posto tranquillo e scegli il momento migliore della giornata per esercitarti con regolarità. Il modo più semplice per integrare la pratica di meditazione è dopo aver praticato qualche semplice asana e degli esercizi di respirazione.

Prenditi del tempo per entrare fisicamente, emotivamente e mentalmente nel momento di meditazione. Concentrati su una singola cosa, chiudi gli occhi e, se i pensieri vagano, riporta gentilmente l’attenzione su un pensiero singolo. Ci vuole tempo per sviluppare una nuova abitudine, quindi abbi pazienza: all’inizio va bene meditare anche solo per 5 minuti.

L’importanza della corretta alimentazione

Imparare ad alimentarsi correttamente è una scelta salutare, innanzitutto per ogni aspetto della propria vita e, poi, della pratica yogica. Quando si pratica yoga, è preferibile farlo a stomaco vuoto. Questo è importante in primo luogo perché, nel momento della digestione, il sangue fluisce verso il tratto gastrointestinale.

Se si iniziano a praticare posizioni fisiche, il sangue viene indirizzato anche verso i muscoli e si rischiano blocchi digestivi. Inoltre, molte posizioni prevedono movimenti di torsione, andando ad agire anche sugli organi che, nel momento della digestione, potrebbero essere sollecitati negativamente. In secondo luogo, quando la pratica degli asana viene fatta a stomaco vuoto, si ha un maggior apporto di sangue e di ossigeno verso la muscolatura e gli organi interessati, favorendo l’eliminazione delle tossine.

Come lo yoga cambia il corpo, la mente e lo spirito

Se hai deciso di iniziare a praticare yoga, ti renderai conto che, con la perseveranza, questa pratica cambierà il tuo corpo, la tua mente e il tuo spirito. Le manifestazioni evidenti da subito sono una maggiore flessibilità, maggiore energia e controllo di stati dolorosi. Questo avviene perché con le posizioni eseguite durante la pratica, si attivano fasce muscolari in modo sano e controllato e, con la respirazione, si favorisce l’allungamento dei muscoli senza sforzo.

Tutto ciò che si sperimenta con lo yoga, però, non si limita alla pratica fisica sul tappetino. Gli effetti dello yoga, infatti, si manifestano in tutti gli aspetti del quotidiano, con un maggior controllo emotivo, una maggiore forza d’animo, un umore più stabile e una sensazione generale di pace e benessere psicofisico.

Il maestro di yoga e i praticanti

Come si chiama il maestro di yoga? Chi guida gli allievi nel percorso yogico viene chiamato guru. Il guru, però, va al di là della definizione di maestro come viene inteso in Occidente. Con guru, infatti, si intende una guida spirituale, che agisce come un faro e illumina per mostrare la strada ai suoi discepoli.

In India, ad esempio, l’elemento più importante sul sentiero è considerato la benedizione di un vero guru. Il legame spirituale che si crea, quindi, tra guru e discepolo è forte e dura in eterno. Il maestro yoga dona agli allievi la forza per manifestare la loro individualità, aiutandoli a ricercare la conoscenza dentro di sé attraverso la via dello yoga.

Come si chiama, invece, chi pratica yoga? Con il termine sanscrito yogini si indica il praticante di sesso femminile, mentre con il termine yogi ci si riferisce al praticante di sesso maschile.

Yoga: come iniziare da zero

Se ti sei incuriosito leggendo fin qui e hai deciso di praticare lo yoga come metodo educativo per il tuo benessere, vediamo insieme come iniziare da zero. Non occorrono molti accessori, la cosa fondamentale è approcciarsi alla pratica con una mente aperta e ricettiva. Inoltre, non pensare che siccome non sei abbastanza flessibile non puoi praticare. Lo yoga, infatti, non è contorsionismo, non è competizione, ma è lavoro sul proprio corpo, la propria mente e il proprio spirito, nel rispetto della propria persona nella sua totalità.

Niente forzature, dunque, ma ascolto di sé. Ciò che ti occorre per iniziare da zero è, innanzitutto, un tappetino. All’inizio può andare bene qualsiasi tappetino, l’importante è che abbia il giusto spessore, affinché risulti più comodo per le ginocchia nelle posizioni di appoggio, e che non scivoli, per avere più stabilità nelle posizioni di equilibrio. Indossa vestiti comodi, che ti permettano di muoverti liberamente e senza costrizioni. Inoltre, può essere utile un paio di calzini antiscivolo, soprattutto se tendi a sudare molto e il tappetino non fa molto attrito. Per iniziare da zero è tutto qui!

Lo yoga è pericoloso?

Lo yoga può essere pericoloso? Vediamo insieme alcune informazioni per rispondere in modo completo a questa domanda. Teniamo presente, come prima cosa, che la pratica yogica è inserita in quella che viene definita “attività sportiva ginnastica finalizzata alla salute e al fitness” e, dunque, gli si riconosce valenza sportiva.

Detto questo, è bene sapere che, in linea generale, lo yoga non è pericoloso. Certo, vanno prese delle precauzioni, come per molte attività sportive, ma è una pratica che tutti possono intraprendere, proprio perché si adatta ad ognuno, indipendentemente dall’età, dalla struttura fisica o da eventuali problematiche.

Lo yoga può essere pericoloso quando si hanno, ad esempio, traumi o lesioni e non si prendono i dovuti accorgimenti. Durante le posizioni, infatti, è bene far presente al maestro con cui si pratica le proprie problematiche, affinché lui possa adattarle al tuo corpo, per trarne il maggior beneficio, senza peggiorare il problema. In questo modo, lo yoga diventa educativo e benefico, dal punto di vista fisico, mentale e spirituale.

Quando praticare yoga?

Se vuoi sapere come iniziare a praticare yoga da zero e ti stai chiedendo qual è il momento migliore della giornata per dedicarsi allo studio e alla pratica, è bene chiarire alcune cose. Si può praticare in ogni momento della giornata, in particolare ha un effetto benefico al mattino e alla sera. Sarebbe preferibile praticare tutti i giorni, anche solo per venti minuti o mezz’ora, piuttosto che praticare solo un giorno a settimana e svolgere una lezione di un’ora.

La pratica costante, infatti, permette di assimilare i vari benefici, fisici ed emotivi, ed aiuta a personalizzare la propria routine yogica. Lo yoga può essere terapeutico per tanti aspetti. Innanzitutto, creare dei rituali di pratica quotidiani aiuta a coltivare l’equilibrio spirituale. Poi, praticando tutti i giorni, si può notare come cambia il fisico con lo yoga e come lo yoga cambia il tuo corpo. Inizierai, infatti, a sentire benefici a livello di articolazioni, di flessibilità, di energia e benessere psicofisico generale.

Quando fare yoga, dunque? Il consiglio è di inserire una breve pratica la mattina, appena sveglio, oppure una più lunga la sera prima di andare a letto. In particolare, ricorda che la pratica del mattino dovrebbe essere più energica, per risvegliare mente e corpo, e quella della sera dovrebbe essere, invece, più tranquilla, per prepararsi ad un sonno tranquillo e ristoratore.

Redazione

Uno staff di appassionati della pratica yoga in tutti i suoi stili.

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