Proseguiamo il nostro viaggio nel mondo degli asana dello yoga con la posizione sulla testa. In questo articolo troverai tutti i dettagli su questa pratica: quale sia la sua etimologia, a cosa serve, quali sono i benefici
Abbiamo iniziato questo viaggio attraverso i chakra partendo da Muladhara, il chakra della radice, e giungiamo ora a Sahasrara, il chakra della corona. Questo centro energetico è anche chiamato centro dai mille petali, un loto che fiorisce sulla sommità della testa. Qui si trova la sede della coscienza cosmica, che si collega direttamente all’energia divina e con la fonte di ogni manifestazione terrena. Attraverso questa energia, raggiungiamo la comprensione, la consapevolezza, il senso di tutto. In questo chakra, è possibile percepire l’ordine generale: è qui, infatti, che avviene la comprensione del tutto.
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In sanscrito, il chakra della corona è chiamato Sahasrara, che significa millefoglie, in riferimento agli infiniti petali di loto che si schiudono. Ogni petalo rappresenta una fonte di intelligenza e, insieme, formano l’idea di un’intelligenza divina sensibile, consapevole, responsabile e infinita. Quando raggiungiamo questo chakra, vuol dire che abbiamo lavorato su tutti gli altri, prendendoci cura del nostro spirito, facendolo innalzare attraverso tutti gli elementi.
Ogni gradino che saliamo nell’esplorazione e nell’equilibrio dei chakra, infatti, serve a condurre verso un nuovo livello di libertà e di consapevolezza. Nel chakra della corona troviamo il compimento della filosofia yogica, l’illuminazione, la cessazione delle fluttuazioni mentali per abbracciare la calma divina. L’elemento di questo chakra è il pensiero e la sua funzione è la conoscenza.
Sahasrara è legato a ciò che sperimentiamo come mente; fisiologicamente, invece, è legato al cervello, in particolare alla corteccia cerebrale. Lavorare sull’interiorità è un modo per accedere ad una dimensione che non è localizzata nel tempo e nello spazio, per giungere a stati finali di coscienza che rappresentano l’intero mondo della nostra mente. Sahasrara chakra è rappresentato come una spirale, un canale che mette in comunicazione con l’assoluto.
Esso agisce come strumento di misurazione della luce e, in correlazione con essa, influenza le funzioni organiche, tramite vibrazioni energetiche sottili. Le persone molto focalizzate sul settimo chakra percepiscono un distacco dalla quotidianità, non hanno capacità di gestire progetti e relazioni. Quando il chakra è in equilibrio, è possibile giungere allo stato che viene chiamato Samadhi, il momento in cui si raggiunge l’essenza, il fine ultimo della filosofia yogica, così come indicato da Patanjali negli Yoga Sutra, quando parla degli otto rami dello yoga.
La funzione del settimo chakra è, come abbiamo detto, quella di accrescere la consapevolezza, in costante contatto con l’eterno, il divino. Accedere all’area di azione di questo chakra non è semplice, perché, appunto, rappresenta il cuore stesso della pratica yogica e il suo fine ultimo. Anche individuare i sintomi dello squilibrio di Sahasrara non è semplice. Occorre, ad esempio, fare attenzione a stati di insonnia, di ipertensione arteriosa, psicosi, senso di vuoto e comparsa di fobie senza apparente motivo.
Le persone con squilibri al settimo chakra, infatti, hanno difficoltà a soddisfare le proprie esigenze spirituali, sono pigre e alternano periodi di fede ad altri di scetticismo. L’energia squilibrata di questo chakra, inoltre, può squilibrare anche gli altri, con comportamenti devianti che possono sfociare in vere e proprie patologie. Questo accade perché Sahasrara è la sede della pura coscienza e rappresenta la connessione con la propria autentica essenza.
Per lavorare sul chakra della corona è possibile, innanzitutto, purificare il corpo attraverso la dieta, la pratica di asana e di pranayama. In questo processo di purificazione, bisogna lavorare molto sulla riscoperta dell’umiltà, per mitigare atteggiamenti egocentrici, ricercare la sintonia con le energie del cuore e lasciar andare tutto ciò che va ad intossicare l’energia vitale, creando blocchi e squilibri.
È bene ricordare di alimentare la mente, durante la quotidianità, con pensieri positivi, parole gentili, prospettive di speranza e positività, per innalzare i livelli di energia e vibrazioni sottili. Per fare questo, è importante anche respirare bene, praticando la respirazione yogica completa, che ossigena e purifica il corpo dalle tossine. Per agire direttamente su Sahasrara, inoltre, è necessario praticare la meditazione, lavorare sulla pratica del silenzio e della cessazione delle fluttuazioni della mente.
Questa pratica va allenata, costantemente, per capire la giusta postura, trovare il giusto ritmo di respirazione e allenarsi a lasciar andare i pensieri, che sono come nuvole di passaggio nel cielo sereno. La postura da assumere durante la meditazione deve essere comoda, dritta, per permettere al flusso energetico di fluire liberamente, andando a sciogliere eventuali blocchi. Il giusto allineamento, infatti, garantisce anche un riequilibrio spontaneo di tutti chakra.
Attraverso questi accorgimenti, con la pratica costante, ci si allena al raggiungimento di Samadhi, stato in cui la coscienza riposa in se stessa. Infine, è possibile praticare la respirazione circolare, cercando di eliminare l’intervallo alla fine dell’inspiro e dell’espiro, per tempi di almeno dieci minuti e, progressivamente, crescere. Questa respirazione aiuta a calmare i pensieri e a metterli in ordine.
Facciamo una scheda riassuntiva di Sahasrara, il chakra della corona, per comprendere le caratteristiche principali, gli animali corrispondenti, il mantra ad esso collegato, cristalli, pietre ed aromi che si consigliano di utilizzare mentre ci si dedica alle pratiche di equilibrio e riallineamento delle energie.
Per riequilibrare Sahasrara, le pratiche più indicate sono quelle di meditazione e pranayama, quindi pratiche meno fisiche. Tuttavia, ci sono alcune posizioni yoga utili per riallineare le energie in caso di squilibrio. La prima posizione consigliata è Prasarita Padottanasana, la posizione del ventaglio, che calma e favorisce il cambiamento di prospettiva e l’introspezione. Attenzione, però, a questo asana in caso di problemi alla schiena, di pressione bassa e di problemi agli occhi, come glaucoma o distacco della retina.
La seconda posizione, molto semplice, da eseguire è Siddhasana, la posizione del saggio, che stimola la risalita dell’energia dai centri inferiori a quelli superiori, favorendo la calma e il rilassamento. In questo modo, si supporta il controllo e il ritiro dei sensi all’interno, Pratyahara, e la concentrazione, Dharana, il sesto stadio dello yoga, che aiuta a stabilizzare la mente, conducendo ad uno stato di calma.
Proseguiamo il nostro viaggio nel mondo degli asana dello yoga con la posizione sulla testa. In questo articolo troverai tutti i dettagli su questa pratica: quale sia la sua etimologia, a cosa serve, quali sono i benefici
Proseguiamo il nostro viaggio nel mondo delle posizioni yoga con quella che più forse rappresenta questa pratica: la posizione del loto. In questo articolo scoprirai come si esegue, l’etimologia del suo nome sanscrito, i benefici per il